Un altro po’ di me

Ormai siete davvero tantissimi ðŸ˜Š
Quasi 10 mila! 
E molti di voi mi conoscono bene perché ho scritto spesso di ciò che mi piace e di ciò che invece detesto o sopporto a malapena. E dopo più di due anni, e oltre cento Postoni, spinta da un’emozione improvvisa quanto dolce e familiare, scrivo e scrivo ancora per raccontarvi un altro pezzettino di me. 
Di quanto io adori l’inverno, per esempio, ma ancora di più l’autunno. Che mi piacciono i pomeriggi con poca luce, le domeniche in pigiama, i cappotti e gli stivali. Che tollero con difficoltà il caldo afoso, la sabbia, la luce accecante del sole che non cala mai. 
Ma c’è un momento, nelle sere d’estate, che amo e che mi cattura. 
Quando il tempo perde la sua consistenza e non andresti mai a dormire. E ti perdi in chiacchiere sotto un cielo nero senza nuvole. Le luci accese fino a tardi, la gente in strada, il profumo del mirto. 
Il Burraco, l’ultima sigaretta. 
Dai, un’altra e basta. 
Perché vorresti che non finisse mai.
Amo le sere d’estate, quando la città si svuota e puoi uscire con le infradito. Quando le barche rientrano in porto lasciando una scia di schiuma bianca. Quando si calma il vento, si apparecchia la tavola con i piatti di plastica, pasta fredda e una fetta di anguria. 
Quando le ombre si allungano, e le sagome degli ombrelloni si stendono affusolate sulla sabbia. Quando il sole diventa tiepido e, clemente, scalda la schiena senza bruciarla. 
E stasera, su questa terrazza tra i pini di Roma, che già le cicale hanno smesso di urlare, mi fermo per ascoltare i suoni di questo scampolo di estate. 
E mi godo questo clima ideale, che fredda la pelle e scalda il cuore.
Lunedì si ricomincia: sveglia, scuola, lavoro. In un baleno, cappotto e stivali. 
Poi dritti a Natale, senza passare dal via. 

Buona ripartenza, amici 

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