La conosco da sempre. Ma non sempre l’ho amata come la amo oggi. Classe 1974, nasce 6 mesi dopo di me.
La mia prima migliore amica.
Poi la vita ci separa, ci allontana, ognuna presa dai suoi progetti, dagli eventi che ci hanno travolto e centrifugato, rendendoci donne tanto diverse.
Eppure sento i suoi vestiti calzarmi a pennello.
La cover del suo iPhone dice quello che io penso spesso.
Perché lei ha il coraggio di dire, di fare, di gridare la sua insoddisfazione come il suo compiacimento, il suo rammarico come la sua gioia.
Lei tira fuori mentre io mi impegno a tenere dentro.
Lei non molla mai. Tenace, caparbia, indipendente.
Un mese fa la laurea: lei che a scuola faceva piangere i professori. Lei che scriveva “menarimagheno” in fondo alla pagina delle sottrazioni e ci faceva morire dal ridere. Chicca troppo forte.
Nonno al chiamava Ricolina.
E noi oggi, in barba a tutto e tutti, la chiamiamo Dottoressa.
Maniaca della forma fisica, amante degli animali e della solitudine, anche in questo si differenzia da me.
Lei magrissima io morbida, lei indipendente io legata a troppe convenzioni, lei non sa cosa farà domani mentre io sono programmata almeno fino al 2048 😬.
Tanto diverse eppure così vicine. Perché gli occhi si riconoscono, basta uno sguardo e siamo di nuovo nella casa di Via Passolombardo, a correre con le bici lungo il vialetto.
Brava Chicca, sei un portento di donna. Sorridi spavalda a questa vita, prenditi gioco di lei come solo tu sai fare.
E, ti prego, non cambiare mai.
Perché sei il mio pensiero felice, la mia polvere di stelle.
Il ricordo più dolce ♥️

Con tanto amore ♥️

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