Io non lo so se è sempre giusto perdonare. O meglio, la teoria la conosco bene e so che sarebbe giusto e che, anzi, si dovrebbe anche porgere l’altra guancia.
Lo so, lo so bene che una seconda possibilità non si nega a nessuno.
Lo so, giuro, ma a me non viene per niente facile.
Perché sono cresciuta con la convinzione che Cenerentola sia stata troppo buona con le sorellastre che, a parere mio, avrebbero meritato, almeno nel finale, una bella lezione. E invece no.
Lei perdona tutto: i cenci, le urla, le malignità.
Così lontana da me che, troppo spesso, più che perdonare, ho fatto finta di non vedere, ci sono passata sopra per quieto vivere, per non soffrire, per non affrontare, per non ferire. Ma negli anni ho capito che questo non paga.
Neanche un po’.
Perché si tratta, alla fin fine, di mettere la testa sotto la sabbia, di procrastinare e rimandare una resa dei conti spesso inevitabile. E dico “spesso” perché il rapporto deve meritarlo e non sempre lo merita.
Quindi, amici, affrontiamole queste questioni pruriginose. In un senso o in un altro. E se si opta per il perdono, che sia. Ma sia davvero e per sempre.
Che non è facile.
Che se ci riuscite avete tutta la mia ammirazione. Perché io sono fatta così.
Fingo di non vedere e di non sentire, tiro avanti, pancia in dentro e petto in fuori.
Ma di fronte all’evidente infrazione, tiro fuori il cartellino rosso.
Fuori. E non se ne parli più.
Perché il perdono è per i prodi. Per gli eroi. “Il perdono è un’arma potente” diceva Nelson Mandela.
Pensate che negli Stati Uniti esiste un’organizzazione chiamata “The Forgiveness Project” (Il Progetto del Perdono) che accomuna migliaia di persone che, grazie ad un processo più o meno difficile, hanno scelto di assolvere, rispondendo al dolore con la forza trasformatrice e rivoluzionaria del perdono.
Quasi una terapia. Invidiabile davvero.
Ma anche in netta contrapposizione con le teorie filosofiche delle menti più illuminate del secolo scorso: Nietzsche, Schopenhauer, Freud. Tutti convinti che il perdono fosse una pretesa incomprensibile, un gettare alle erbacce una preziosa esperienza se non, addirittura, una scelta dannosa per la salute psichica.
E quindi, il perdono è più una questione di testa o di cuore?
Ma soprattutto, alla fine, ha fatto bene Cenerentola ad invitare le sorellastre al matrimonio? 🤔

Mah! 🙄

Post a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Post precedente Post successivo