IL PICCOLO LORIS

Il caso Loris.
Una madre in carcere.
Una famiglia intrappolata nel baratro del sospetto.
Veronica Panarello accusa il suocero del peggiore dei crimini. Lui non rilascia dichiarazioni, tira dritto davanti ai giornalisti e chiede un risarcimento per diffamazione.
Fatto sta che il figlio non vuole avere rapporti con lui. Come mai?
Fatto sta che la verità, quella confessata, non convince. Come mai?
Di certo, quella famiglia nasconde segreti abietti che, molto probabilmente, non verranno mai alla luce.
E di certo c’è che il piccolo Loris non c’è più: quegli occhioni, quei buchi al posto dei denti, quel lettino nella stanza colorata. Perché?
Quale segreto, per quanto ignobile, immondo, turpe, può valere la morte di un figlio?
E per quanto tempo si può proteggere e sostenere un tale segreto?
È vero, tanto vero, che ogni famiglia nasconde un sottobosco di relazioni, di compromessi, di legami e vincoli inconfessabili in cui, spesso, tutti sanno ma nessuno parla.
Chissà se il piccolo Loris ha visto cose che non doveva vedere.
Cose che non doveva sapere.
Cose di cui non doveva parlare.
E magari suo padre sapeva. Magari guardava ma faceva finta di non vedere.
Magari, una sorta di tacito accordo, lo costringeva a far finta di non capire. E non dire. Chissà se questa morte ha davvero portato via, con sé, quel segreto da difendere a tutti i costi.
Poveri noi, se una madre uccide un figlio per proteggere se stessa.
Poveri noi, se un bimbo muore soffocato da una fascetta, per mano di chi avrebbe dovuto proteggerlo.
Poveri noi se l’uomo nero ce lo ritroviamo in casa, negli occhi di chi amiamo.
Poveri noi. Miserabili.
Che ci abituiamo a tutto.
Che non ci indigniamo più.
Che prendiamo le distanze.
Poveri noi, figli di questo tempo pazzo e impazzito.
Tempo sanguinoso e sanguinario.
Tempo di padri padroni.
Non riesco a credere che quella donna minuscola, disperata, melodrammatica, abbia deliberatamente ucciso il suo bambino.
Preferisco pensare che ci sia un’altra verità.
Che sia intervenuta un’altra persona. Sì, magari il nonno.
Ma non lei. 
Non la mamma.

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