Per la prima volta dalla nascita di questo blog, desidero fare una dedica 😊

Dedico questo POSTONE alle persone che lo hanno ispirato ♥️
Grazie Mamma, Papà, Valeria, Enrica, Manuela, Nonno Dino, Nonna Candida, Nonna Maria, Zia Daniela, Zia Giglia, Zio Bruno, Zia Laura…

Per voi e per me, un pensiero felice:
⭐️IL NOSTRO NATALE ⭐️

Tanto.
Quanto è cambiato il Natale negli ultimi 30 anni? Tanto.
Anzi, tantissimo.
Vi racconto com’era il mio 🎄

Come molti di voi ormai sanno, sono nata e cresciuta in una cittadina di provincia, in una famiglia abbastanza conosciuta. In ogni strada e in ogni giorno dell’anno incontravamo persone che ci salutavano e si intrattenevano a chiacchierare. La mia mamma salutava in maniera cordiale e io ascoltavo con piacere quei convenevoli dai toni garbati e gentili.
Tutto questo si amplificava nel periodo pre-natalizio, quando cariche di buste e bustine facevamo il giro dei negozi in centro.
“Se non ci vediamo, tanti auguri a te e famiglia!”
Mi piaceva da morire.
Mi ricordo la profumeria storica sotto la Galleria. Una sorta dì bazaar in cui potevi comprare qualsiasi cosa: dal profumo alla bigiotteria, dagli occhiali agli elementi d’arredo.
La stessa in cui ho fatto i buchi alle orecchie.
Gran parte dei regali io e mamma li compravamo lì.
Oppure nell’unico negozio di abbigliamento di marca, sul corso, che solo a guardare le vetrine mi sentivo una principessa.
Poi andavamo alla cartaria per acquistare la carta da regalo, qualche nastro, i bigliettini chiudi pacco.
A casa iniziava il rito del confezionamento. Ed era davvero un rituale, perché fare un bel pacchetto non era cosa da tutti. Non come oggi che basta chiudere una busta, aggiungere un fiocchetto, e il gioco è fatto. Busta del negozio, ovviamente. Che se ti viene in mente di togliere il regalo dalla busta per fare un pacchetto personalizzato, pare che il regalo l’hai pure riciclato 😑
Terminate le confezioni, si metteva tutto sotto l’albero in attesa del cenone della Vigilia.
Si faceva a casa nostra. Tutti insieme: nonni, zii, cugini.
Intorno alle 20,00 cominciavano ad arrivare.
Sulla scrivania, nello studio, lasciavamo qualche foglio di carta regalo, lo scotch, le forbici, qualche bigliettino. C’era sempre qualcuno che arrivava trafelato con gli ultimi regali ancora da incartare.
Di solito era zia Daniela.
La cena scorreva allegra e festosa.
Si rideva, ognuno faceva il suo.
Nonno e nonna portavano il pesce al forno, già pronto, solo da scaldare. Nonna Maria i suoi meravigliosi carciofi. Mamma preparava i piselli e l’insalata. Zia Giglia il sugo, zia Laura la cremina al mascarpone da mettere sul pandoro.
Nel frattempo, sotto l’albero di Natale si formava una montagna di regali. Pacchi e pacchetti più o meno belli, più o meno ben confezionati, ma misteriosi e attraenti. I regali più attesi erano quelli di zio Bruno. Il fratello di mamma, single incallito, che non badava a spese e che aveva un gusto impeccabile nello scegliere l’oggetto più giusto per ognuno di noi.
Era davvero una festa, di cui conservo ancora oggi ricordi meravigliosi.
Dei miei adorati nonni che non ci sono più. Di zia Laura che ha passato il testimone a Mommy per la cremina del pandoro. Dei regali di zio Bruno che oggi, a malapena, sento al telefono per scambiarci gli auguri di Buon Natale. Di quella montagna di regali incartati alla carlona, con quei ricci di nastro lucido che si facevano con la lama delle forbici. Delle buste di immondizia piene di quella carta colorata, che gentilmente qualcuno si offriva sempre di buttare nei secchioni sotto casa. Della prolunga di legno chiaro che trasformava la nostra sala da pranzo in un salone delle feste, del servizio di piatti con il filo d’argento, dei calici, del centrotavola natalizio che non mancava mai. Di zio Bruno che ogni anno veniva confermato mattatore della serata e che leggeva i bigliettini ad alta voce. Di noi nipoti che facevamo le vallette e consegnavamo i regali al fortunato destinatario. Dei regali ridicoli, della Tombola giocata controvoglia solo per accontentare noi bambine. Tutte femmine.
Quattro cugine al centro di questo gran carnevale natalizio.
Quattro donne con quattro storie completamente diverse legate da un affetto profondo che affonda le sue radici anche in quei cenoni della Vigilia.
Grandi saluti al momento di andare via, un gran caos in casa. Noi figlie di corsa a letto perché doveva arrivare Babbo Natale. Mamma e papà chiacchieravano in cucina, e la casa tornava rapidamente uno specchio.
Ancora si amavano moltissimo.
Mi ricordo perfettamente quando hanno smesso 😔
La mattina di Natale ci piaceva tanto quanto la sera della Vigilia.
Babbo Natale lasciava i regali davanti al camino, su un divano quelli per me, sull’altro quelli per mia sorella.
Non ricordo di preciso quando ho smesso di crederci ma so per certo che ho continuato a scrivere le mie lunghissime letterine almeno fino ai 20 anni. E sono altrettanto certa che siano ancora tutte perfettamente conservate in qualche scatolone del garage.
Il pranzo del 25 era da zia Giglia.
Nella casa in cui sono cresciuta, giocando e litigando con mia cugina Enrica. Nella casa in cui ho tolto tutti i denti perché zia Giglia aveva un liquido magico che non faceva sentire nessun dolore. Nella casa che è stata la mia seconda casa per tutta la mia infanzia. Con la cugina a cui mi legava un profondissimo e altalenante sentimento di amore e odio. Perché lei riceveva i regali più belli e li riceveva doppi perché i suoi genitori erano separati. E io per questo un po’ la invidiavo (ditemi se è normale 😑). La stessa cugina che oggi amo e stimo profondamente e a cui mi lega un sentimento speciale. Chicca ♥️
Naturalmente il pranzo di Natale era un altro grandioso carnevale.
Ognuno sfoggiava i regali ricevuti: un maglione, un cappotto, un orologio… Ognuno con la pancia ancora piena della cena, ma tutti pronti a sfidare i tortellini con il brodo “vero” di zia Giglia.
Sul brodo, zia non ha rivali.
E poi si giocava a sette e mezzo, al Mercante in Fiera, a sopra cinque e sotto cinque. Il salone di zia diventava una bisca quando gli amici di zio Bruno si univano a noi e, regolarmente, alzavano la posta in gioco.

Nonno, nonna, nonna, zia. Buon Natale, ovunque voi siate.

Ecco. Un pensiero felice ⭐️
Nella speranza che anche voi abbiate ricordi tanto belli ⭐️
E consolatori.

Che il vostro Natale sia meraviglioso e
ME MO RA BI LE 😊

Un bacio 💋

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