
UNA CASA, TANTE STORIE
Sola. Stasera sto con me. E basta.
Spaghetti pomodoro e basilico.
Al dente. Come piacciono a me.
Un té caldo con miele e limone.
Tanto miele, di quello duro, granuloso, perché quello liquido mi stomaca.
La mia vestaglia rossa.
I miei grandi amori insieme ad inseguire i loro sogni.
Un pezzo di cuore a Trastevere.
L’altro a mangiare una pizza e poi mi fermo un po’ sotto al portone. Posso mamma?
Ed io in questa casa che presto sarà la casa di qualcun altro.
Quante cose sono cambiate in questi 8 anni.
Quante meteore nel nostro cielo.
Quante linee, ognuna una data diversa. Centimetri di altezza segnati sul muro del mio guardaroba. Li strapperei per non perderli. Per non dimenticare le tappe.
I primi giorni di scuola, i denti caduti, gli alberi di Natale, la Mononucleosi.
Nella nuova casa arriveremo già abbastanza alti. Quasi tutti adulti, e non servirà sporcare le pareti per segnare i centimetri.
E non ci saranno topini dei denti a mettere soldi sotto il cuscino.
E non ci saranno lettere a Babbo Natale o maschere di Carnevale.
E non ci saranno recite di fine anno, scarta la carta, torte di Violetta.
E non ci saranno altalene, biciclette con le rotelle, Teletubbies, Nemo, Spirit cavallo selvaggio.
E non ci sarà il profumo del borotalco e dell’olio di mandorle nel bagnetto.
Solo docce sbrigative per uscire con i capelli sempre umidi.
Sarà la nostra terza casa.
Quella definitiva. Quella adulta.
Quella da cui li vedrò andar via.
Non prima di esserci annientati in discussioni sfiancanti e inevitabili scontri generazionali.
E di serate come questa ce ne saranno sempre di più.
Io e me. La mia vestaglia.
I miei ricordi